MILANO
[Pubblicato: 05/03/2009]
Morgan, il pirata di cattiva maestra
Marco Castoldi la Tv non la guarda, ma ogni lunedì è in prima serata su Rai 2. Davanti a una platea traboccante di studenti attacca il piccolo schermo ma suggerisce come fare spazio alla cultura e alle idee.
Marco Castoldi, in arte Morgan, è un musicista e la musica è l’unica cosa che gli interessa e che davvero vuole fare. Nell’ultimo anno, da quando partecipa come giudice al programma X-Factor, è diventato, suo malgrado, uno dei personaggi televisivi del momento. Lui, che dice di non guardare mai la televisione, è diventato l’unico in grado di portare la critica, l’arte, la cultura nel format televisivo del ventunesimo secolo: il reality. Con il suo modo di fare assolutamente anti-televisivo è riuscito a scardinare i meccanismi e i tempi della prima serata, spiazzando anche una professionista del video come Simona Ventura.
Con gli studenti della Cattolica Morgan ha fatto una chiacchierata, con pausa sigaretta, proprio sulla televisione e sulla possibilità di avere un pensiero libero all’interno del prodotto televisivo, che preconfeziona gusti ed emozioni del pubblico e lo fa crescere in una sorta di cattività mediatica. L’incontro, dal titolo “Pensiero libero in cattività”, è stato organizzato dal Master in analisi e progettazione del prodotto televisivo e si è svolto nella sede di Sant’Agnese alla presenza di Andrea Bellavita, direttore del Mappt, e Ruggero Eugeni, direttore dell'Alta scuola in Media, comunicazione e spettacolo (Almed).
Ad accompagnare Morgan i tre concorrenti superstiti della sua squadra di X-Factor, gli over 25 Matteo, Noemi ed Enrico, “i tre animali in cattività” come li ha definiti il loro maestro. Tre ragazzi un po’ spaesati e che ancora non si rendono conto del successo che stanno ottenendo grazie alla partecipazione al reality. Potere della televisione o violenza? «Siamo talmente adattati ai contenuti e ai prodotti che la televisione ci impone – ha detto Morgan – che non riusciamo più a capire dove stanno le cose buone, quelle che davvero ci fanno crescere e che non si esauriscono nel momento stesso in cui le consumiamo. Bisogna porsi il problema della tv e della sua violenza».
Ma il cantante che critica la televisione e i messaggi che manda, ogni lunedì sera è in prima serata e ogni giorno lo vediamo dispensare brani musicali e consigli ai suoi musicisti in erba. Una scelta bizzarra per chi dichiara di essere disinteressato alla tv e ai suoi programmi. «X-Factor lo considero bello – ha confessato Morgan - e questo mi sembra ancora strano a pensarci. Ho accettato di partecipare al programma perché posso parlare di musica, che poi è quello di cui mi occupo, e perché sono libero di dire ciò che voglio. Io sono un musicista e nel programma faccio questo, anche se Simona Ventura è convinta che io voglia fare il personaggio televisivo, ma si sbaglia perché questo ruolo mi annoia».
Unica pecca di un programma a suo dire «ben fatto» è la mancanza di spontaneità nel rapporto con i ragazzi. In qualsiasi momento la presenza delle telecamere pregiudica l’autenticità delle relazioni, i tempi e le esigenze televisive nascondono la vera natura dei concorrenti e dei rapporti tra loro. Morgan, da vero tarlo del sistema, non manca di farlo notare. «Sono deluso – ha affermato – da me stesso e dal modo in cui è stato impostato il programma quest’anno, nonostante siano stati spesi più soldi. Mancano la spontaneità e la verità che c’erano lo scorso anno. Non riesco a trascorrere mai del tempo vero con i ragazzi e questo mi dispiace, non posso parlare con loro senza che ci sia una telecamera o un microfono tra di noi».
E la realtà televisiva italiana? Morgan nel suo intervento-show non si azzarda a fare nomi di altri programmi, X-Factor sembra quasi essere l’unica alternativa, se proprio si vuole guardare la televisione. «La realtà televisiva è fatta di prodotti scadenti. Bisognerebbe imparare a utilizzarla in modo diverso perché ha una grande forza. Anche se il mio ideale è non guardare la tv: preferisco ascoltare dischi e leggere libri». Da una parte la cultura eterna, che forma l’uomo e rimane come un prezioso insegnamento nella sua vita, dall’altra parte la velocità e l’evanescenza del prodotto televisivo. Morgan, durante il suo intervento, ha citato musicisti, scrittori, registi che hanno popolato e continuano a farlo, il suo mondo: Amleto, Cervantes, Orwell, Schubert fino ad arrivare ai maestri del cinema horror Carpenter e Cronenberg e al nostrano Enrico Ghezzi, apprezzato per i suoi spazi notturni autogestiti. Grandi scrittori e maestri del cinema ma non solo: anche una citazione, caduta a pennello nella discussione, per il cartoon Madagascar, in cui gli animali dello zoo di New York fuggono dalle loro gabbie per scoprire che si può vivere in modo diverso. «La vita può essere anche diversa, come Madagscar insegna», per dirla con le parole di Morgan. Può essere diversa se l’uomo impara a uscire dalla cattività che ha preconfezionato i suoi pensieri, per dedicarsi a qualcosa che rimane e che lo cambierà.
«I miei dischi preferiti li ascolto e riascolto quanto voglio e non mi stanco mai di farlo, come per i libri. Questo perché l’arte e la cultura rimangono, hanno una vita molto più lunga di tutto quello che si può creare in tv con molta più facilità. Il prodotto televisivo è strutturato in modo tale da non lasciare spazio a nessun tipo di cultura». Morgan è convinto che la televisione può e deve essere migliorata e la sua ultima sfida lo dimostra: da direttore artistico di Match Music (un canale satellitare dedicato alla musica) sta preparando un programma dedicato all’incontro tra musica classica, rock e pop. Sullo stesso palco si incontreranno musicisti rock e direttori d’orchestra, perché anche il grande pubblico possa apprezzare la musica classica se presentata in un modo più accessibile, dialogato e ragionato e “senza puzza sotto il naso” – come ha detto Morgan – come se fosse una questione elitaria. «Perché non c’è confine tra rock e classica, un filo continuo le unisce». Parola di Marco Castoldi.
Michela Nana
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